FILOSOFIA LOREN (era RADIO PAVLOV!)
meno male che intorno all'Italia c'è il mondo.
lunedì 26 febbraio 2024
TRA UNA VITA E L'ALTRA. LA BELLEZZA, L'ITALIA, LO IN YUN 인연.
venerdì 23 febbraio 2024
PERCHÉ NON SONO MAHMOOD.
ci accorgiamo tutti del tempo che passa e per me ne è passato molto da quando avevo l'età di Alessandro Mahmoud e come lui crescevo al Gratosoglio. sono diventato vecchio, magari in migliori condizioni di mio padre, e ora ho un anno in più di quelli che ha potuto avere lui, l'età che permette di vedere il passato come un panorama.
so che le difficoltà forgiano la persona e che invece facilitazioni o benessere spingono a passare la vita sul divano. eppure, con tutto questo sapere, non auguro a nessuno di crescere in un quartiere dormitorio periferico come quello... è inutile stabilire se era peggio negli anni '70 quando nei prati delle case popolari costruite con materiali scadenti esplodevamo i tubi del riscaldamento. almeno intorno a quei parallelepipedi di cemento armato c'erano almeno i prati dove andare a pescare i pesci e le rane! adesso sui citofoni trovi nomi di mille e una nazionalità: difficile che s'intreccino destini e nasca qualcosa di bello se oggi come allora non ci sono neppure spazi pubblici decenti dove incontrarsi. ci si trova sulle scale e in che lingua si parla? quelli che muoiono lasciano case iperaccessoriate con i risparmi di una vita di lavoro, e come fosse una tombola capita quel che ti capita. oggi come allora i negozi nel quartiere sono 4 di numero e, altro che raccolta differenziata, la gente butta i rifiuti in mezzo alla strada. questo per dire che a Gratosoglio ci torno spesso. e a Gratosoglio ho celebrato con mia madre la vittoria di Mahmood a Sanremo qualche anno fa. so che Mahmood - madre sarda e padre egiziano - ha fatto donazioni per un campo sportivo, ci sono andato a passeggiare nell'epoca del confinamento covid-19: mi è sembrato sia servito a ben poco. comunque sia, sia io e Mahmood da lì ce ne siamo andati.
il parallelo divergente :-) tra me e questo ragazzo - ormai uomo - torna più e più volte: come lui ho costruito parte della mia carriera e del mio successo professionale su musica e intrattenimento. anche io sono figlio dell'incontro tra 2 continenti: nord e sud Italia io, madre italiana e padre nordafricano lui. anche lui dicono sia gay ma lui preferisce non parlarne mentre io sono una delle scintille che ha messo in moto la comunità lgbt xyz della città lavorando a Radio Popolare (L'Altro Martedì) e militando politicamente per consentire uno sviluppo decente dell'amore che non sapeva pronunciare il suo nome. le generazioni successive ritornano nell’armadio della discrezione o catalogo su ordinazione che è il web? l’amore come fosse il Postal Market. pazienza. e in tema di Postal Market, boutique o fiera della vanità (Vanity Fair), io sono tra quelli che negli '80 hanno contribuito alla rivoluzione del vestire (Vivienne Westwood, Jean Paul Gaultier, Franco Moschino) e mi sembra che questo ragazzo - come tutta la sua generazione - di stile e gusto abbia ben altra idea. fanno compilation improbabili e mettono marchi di lusso a certificare la loro qualità. iniziò tutto con Gucci, con Tom Ford che veniva a ballare all’Aster Dark in viale Certosa qui a Milano. da mezzo spagnolo quale ormai sono ho notato che anche la catalana Rosalia celebra Versace come campione di stile, e il giudizio su Versace lo ometto. del resto io i dischi li mettevo al Viridis e andavo al Plastic non all’Hollywood di corso Como. a Torremolinos, al Parthenon, ho visto la gente scatenarsi per "Brividi". Milano è cambiata molto da quando io vivevo a Gratosoglio a 50 metri da corso Como, in via De Cristoforis c’era la sede milanese di Lotta Continua. se mettessimo in una realtà parallela le distanze di spazio in lotta con quelle di tempo, cosa succederebbe? a Corso Como 10 sarebbero tutti/e pronti/e a un coming out collettivo definitivo?
e torno a Mahmood. mi ha fatto effetto la sua interpretazione straziante a Sanremo 2024. coraggioso. è stato uno dei pochi a colpirmi davvero insieme a Ghali da Baggio (altro dei 3 quartieri di Milano ove sono cresciuto, per via di papà). cresciuto tra operai, lavoratori, umiltà: Ghali da Baggio sembra quasi il nome di un martire, ma etero :-) nella serata delle versioni cover Mahmood ha cantato “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla, la velata numero uno del pop italiano (per ora, non abbiamo ancora scoperto il centro di gravità permanente della discrezione). Mahmood mi ha fatto pensare di nuovo: senza parlare di genocidio dall’epoca di Dalla, il Mediterraneo è una tomba molto più profonda e ci cadono persone di colore, ancora più svantaggiate di quelle che cercano di arrivare a un nome sui citofoni delle case popolari di Gratosoglio o qualunque altro porto più sicuro dell’Occidente ex colonialista. il parallelo tra me i più giovani diventano un complesso “back to the future”. non li invidio: è l'epoca internet della precarietà di giudizio, del “sì ma anche no”, del riflusso totale. il web è una via di mezzo di mezzo tra l’incanto della Divina Commedia e la testa nel cesso di Trainspotting. nei giorni di Sanremo andai a cercare il video della canzone di Mahmood su YouTube: un gruppo di ragazzi mettono in scena ansie e ricordi dell’adolescenza ballando come location un quartiere squallido qualsiasi del pianeta, in compagnia di vitelli chissà come sfuggiti al macello (liberati da uno di quei camion che si possono incrociare ogni mattina sulle autostrade, dove sono attoniti o ululanti). nel frattempo in una scuola interazionale a Nairobi (!!!) “Tuta gold” è stata una delle 10 canzoni scelte dai bambini per il loro saggio collettivo di danza.
adesso è uscito l’album di Mahmood, si chiama “Nei letti degli altri” e io lo comprerò in CD se lo faranno uscire. in preascolto su una piattaforma internet mi ha colpito la canzone “Paradiso”. parla di varie cose: (a) portare buoni voti a casa: fatto, proprio studiando al Gratosoglio la Divina Commedia per l'esame di Letteratura Italiana 1 all’Università Cattolica, 30 e lode (b) avere una vita che magari non piace e forse si sarebbe più felici su OnlyFans …ai boomer, spiego: è la piattaforma che distribuisce filmati porno amatoriali a pagamento e che sta invadendo di sesso amatoriale la Rete (c) baci sulla faccia: si danno più liberamente, a qualcosa siamo serviti (d) dell’ascensore per entrare in paradiso di spalle che sono le droghe: le ho evitate, ma vedo sulle app che quelle artificiali vanno per la maggiore e ho un amico fraterno che si è suicidato per essere caduto nelle trappole del chemsex.
"Ma che musica, che musica, che musica Maestro..." cantava Raffaella Carrà. Mahmood mi turba, m'inquieta e mi lascia disorientato, per il dolore che sento vissuto e per le labirintiche vie di autoaffermazione della generazione in cui potrei vedere miei eventuali (ma desiderati) figli o figlie.
in un giorno di pioggia primaverile a febbraio (Milano è ormai subtropicale) mi sono sembrati questi l’argomento e spunto giusto per allontanarmi dalla prigione impazzita politically correct (a suo vantaggio) di Facebook e trasformare il mio storico nick / blog Radio Pavlov (su facebook rimane solo per le canzonette) per i pensierini più complicati.
ciao a te che mi leggi.
giovedì 20 gennaio 2022
POST AD ANELLO, STORIA IN FINITA.
mi domando cosa aspettino i governi nazionali del Pianeta per dare misura e regola alla deficientizzazione della loro stesso popolazione creata dalla Rete così com'è diventata oggi. autorità e criteri che scavalcano e annullano ogni legge e ogni criterio. stiamo vivendo un colpo di stato planetario, i cui proventi e vantaggi finiscono a privati, soprattutto in California.
è una degenerazione assoluta, aiutata dalla pandemia, con imprevedibili effetti sul vivere comune e la stabilità psicologica individuale e collettiva, visto che i social network puntano sui deficienti perché l’insensatezza fa girare più dati. l'Italia - per vari motivi campione mondiale di individualismo menefreghista - va ancor peggio, a conseguenza della decerebrazione telepilotata per oltre 30 anni.
oh, che cattivo uso abbiamo fatto della cosiddetta “ragione” e della cosiddetta "alternativa" anni ’70 / ’80’ /’90 e zero. c'è chi della mia generazione e quelle vicine ha svenduto, chi ha programmato come fregare e chi ha semplicemente fatto finta di niente, iperconsumando e magari mettendo al mondo figli il cui unico universo è stato il divano di casa. se questi poi crescono nell’illusione di essere stati i primi, come tutti i giovani, e siamo a posto.
capisco volino tangenti che portano i corrotti o i beneficiari di tanta pattumiera alle Bahamas, alle Maldive o a Las Vegas ma se continua così saranno i pipistrelli, i cinghiali o i cactus a prendere possesso di un pianeta che - per quanto sappiamo e possiamo raggiungere con le nostre capacità - è unico.
scrivo di futuro perché un giorno, 2 giorni dopo Natale, ho augurato il peggio a chi - con la violenza - ha impedito l’attività di un centro di salute pubblico a Milano. sono stato punito un mese con il silenzio nel più celebre social network. da chi? a che titolo? (e si può ricominciare dall’inizio del post).
sabato 6 novembre 2021
MADRES PARALELAS (e nazioni cugine).
E’ grande cinema che confonde proiezione e domanda.
Se in Italia “voliamo alto” con film tipo “La grande bellezza” (da cui a suo tempo sono uscito a 2/3 della proiezione) ossia l’ennesimo crogiolarsi nella autocritica/aucommiserazione/autoriferimento tipico del Belpaese, Almodovar esce dai suoi dolori personali e da nodi esistenziali privati per raccontarci una favola/incubo che coincide con la Vita stessa.
Chi siamo? Che genitori pensiamo o speriamo o riusciamo ad essere? Cosa ci è capitato? Da dove veniamo? “Siamo vincoli o sparpagliati”, direbbe Totò?
Non scriverò niente che possa essere spoiler di un film così intelligente e attuale che tratta di Storia …come dice la frase che chiude il film.
Il film affronta qualcosa che il pragmatismo idealista spagnolo, di cui Pedro è campione e innovatore, riesce a trattare e che noi italiani, tra presunzione e vigliaccheria travestite da “lasciamo perdere” e "ci sono problemi più importanti", non siamo riusciti a fare con il fascismo (salvo poi avere fascisti infiltrati dal dopoguerra ad oggi in tutti i corpi dello Stato).
Certamente oggi la distanza di tempo e la comparsa di giovani tenuti nell’ignoranza o ignoranti di loro volontà (per la presunzione tipica di ogni generazione) rende più difficile l’analisi e la elaborazione… o forse anche no.
A questo ci sfida Pedro che non è nato a New York, Londra o Parigi ma in un paesino della Spagna profonda.
E per farlo usa non solo donne semplici, ma anche la donna Picasso #1, la favolosa e intrepida icona che si ritrova ad essere Rossy De Palma, musa di Jean Paul Gaultier (guarda caso). O Julieta Serrano che in tutti i suoi film ha sempre svettato come quella che sorprendentemente “batte tutti” e ciao.
Per me il film (parlo di sensazioni intime) è anche stato ennesima conferma che inquadrare le viuzze di un qualsiasi pueblo di Spagna (del Sud, di quella che si chiama "la Spagna vuota") mi sentire A CASA. Non perché io lì sia nato ma perché so cosa posso aspettarmi con una battuta di spirito, un sorriso, una charla con una Señora cualquiera. Vedere Madrid (o qualsiasi grande città) mi fa meno effetto. Sarà che sto diventando vecchio anche io, come Pedro, Julieta e molti altre. E la storia continua.
venerdì 22 ottobre 2021
POMODORI DA MARTE (E SALUTI DA VIA SOTTOCORNO).
C’è stata l'inaugurazione, affollatissima, della mostra di un artista, Ivan Cattaneo. Uomo sfuggente e fin troppo presente (il tipo umano “se c’è, come fai a non vederlo?”), è stato raccontato da più voci, soprattutto e bene dal critico Giorgio Gregorio Grasso. “Pittore” anche no: Ivan è un artista espressivo su molti piani e quello visivo - coerente e inconfondibile nel corso dei decenni! - “penalizzato” dalla sua fama come cantante e personaggio pubblico. “Pittore” anche sì ha segnalato un’altra celebrity presente, lo speaker che è voce storica e ufficiale di Rete4: la forza espressiva dei quadri, con contenuto spesso inquietante, mostra un controllo deciso e sicuro della tecnica. Essere POI diventato persona famosa nella TV commerciale (e spazzatura) “penalizza” Ivan?
Di cosa stiamo parlando? E’ cultura “alta” o è “bassa”?
Interviene poi Ivan e confonde ancora di più: la sua espressività, onestà, umiltà, misura, simpatia e franchezza (tutte bergamasche, direi) distolgono un po' dal contenuto a favore della leggerezza “social” che sarebbe inevitabilmente seguita. Eppure Ivan dice che il risultato più grande per lui è che si guardino i quadri: solo lo sguardo riempie di senso e completa un quadro che alla fine è un sogno. Se la fotografia o il filmato “certificano”, il quadro lascia qualcosa in sospeso.
Aver seguito negli anni un artista attivo su piani così diversi, non conciliabili per tipo di pubblico e attenzione, permette di ragionare su realtà e finzione. Ancor più in questa nazione campione e dissestata che chiamiamo Italia.
Tutto è superficie o almeno è la superficie quel che vediamo. Siamo tutti/e consapevoli che l’apparenza inganna eppure rivela. Nel frattempo soffriamo e ridiamo: si chiama "vita".. Con Ivan abbiamo conferma: ci sono la botte piena e la moglie ubriaca. E' per colpa del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Siamo a Jacques Lacan e alla canna del gas.
Voglio scrivere qualcosa su Ivan Cattaneo come artista visivo ma mi piace sottolinearne la coerenza incoerente che vedo chiarissima con la sua storia di sempre.
Siamo amici da molti anni: lo seguo da quando “esplose” con la sua musica a fine anni ’70. I suoi 3 LP per l’Ultima Spiaggia di Nanni Ricordi (!) fecero di lui un “fratello maggiore” ...finalmente italiano! per me. Questi dischi e la visibilità conquistata nel bene e nel male con l’esibizione al Festival di Parco Lambro e l’happening che ne seguì insieme a Mario Mieli gli permisero poi di presentare l’opera visiva in via Maroncelli (che io confondo con via Morigi, con la casa occupata dei gay).
Era la sua TUVOGart (Tatto Udito Vista Olfatto Gusto), del tutto coerente con i suoi primi 3 album. Era il lavoro visivo dadaista di decostruzione e deprogrammazione dell’immaginario che anticipava gli anni ’80 (Skiantos e radio libere) ma soprattutto ispirò Franco Battiato. Non esisterebbe “La Voce del Padrone” senza “Primo, Secondo e Frutta (Ivan compreso)” o “UOAEI”. Un giorno Ivan incontrò Franco sulla 90, la filovia della circonvallazione esterna di Milano, con quei disco in mano e ne restò sorpreso. Battiato gli disse: “Mi ispirano molto e sto andando in studio di registrazione”. Poi ogni artista fa quel che sente e quel che può: le differenze sono evidenti ma la distanza non è tanta.
A sfavore di Ivan musicale ha giocato il fatto che diceva nelle sue canzoni da cantautore cose inascoltabili e forse addirittura incomprensibili a una Italia preistorica, sussuofoba, ipocrita e bigotta che ci illudiamo di aver superato. Battiato invece alludeva e gli riconosciamo la bravura. Nel Paese del "si fa ma non si dice" è necessaria.
Poi passano gli anni e la gente confonde Ivan con la zebra a pois o il revival dei ’60 come fossero solo un pastiche divertente ed erano soltanto la lente messa sopra la superficialità: quanta boutade pre-gay era implicita in quelle canzoni? Quanto camp autoctono del Belpaese, quanta voglia di vivere? Poi certo arrivarono la Boy Giorgia e i Bronski Beat, Divine o i Pet Shop Boys (per dire 4 idoli) ma qui si parla di cose dei 197x non ancora 198x.
Caterina Caselli consigliò Ivan nell’operazione "revival": in Italia cosa avrebbe venduto pur con canzoni insuperabili con “Polisex” o “Formica d’estate”? E il successo arrivò: fece del bene? Fece del male?
Chiediamolo al Grande Fratello …ma non solo a quello dove Ivan partecipò, secondo me sbagliando. Chiediamolo al Grande Fratello che siamo, alla bugia che viviamo in questa Italia maestra mondiale di bugia e affabulazione...prima contusi e felici per la TV al ribasso e poi rancorosi per le promesse mancate, confermati in ogni scemenza che diciamo dalla Rete grazie ai social network e quella tecnologia che tanti problemi risolve quanti ne complica e offusca, a proprio vantaggio.
E arriviamo una sera di novembre 2021 in via Pasquale Sottocorno: un giovedì post Covid.
“VOLTI & SCONVOLTI ovvero IO FACCIO FACCE!’ è produzione pittorica del Cattaneo più recente in assoluta continuità col passato (esiste il passato? è solo un minestrone?). Molte opere richiamano attenzione in un momento che non è il party o la festa. Le pubblico qui. E' la ricerca di identità che ci riporta all'Italia cantiere di qualche decennio fa, più che mai attuale.
Il viso è una maschera, un equilibrio spericolato tra dentro e fuori. Ciascuno di noi è gli altri, il puzzle di chi ci ha costruito attraverso educazione, consenso, amicizia o il loro opposto.
Siamo anche un insieme di luoghi comuni, un pasticcio, una contraddizione talvolta bella a vedersi ma non facile da vivere o tenere insieme.
L'androginia - l'attenzione al femminile - potrebbe essere (io penso sia) metodo e capacità di ascolto, proviamoci. L’altra faccia della luna siamo noi, basta cercarla e cercare capirla.
“Individuo” significa "non divisibile": noi umani esistiamo solo come non divisibili dagli altri e gli altri esistono per definire me.
Noi “omosessuali” siamo antenne particolari, portatori di valori e pensieri difficili per la maggioranza.
Siamo un possibile passo positivo dell’evoluzione quando usa la “ragione” per staccare il sesso dalla procreazione e farne qualcosa altro. “Altro” cosa? Sapremo farne frutto?
giovedì 14 ottobre 2021
TRA SENTIMENTO E RI/SENTIMENTO.
Mi domando in questi giorni in quale pattumiera esistenziale accecante siamo avvolti noi italiani. Si può capire l'angoscia della vita o la fragilità umana davanti a una pestilenza ma, oltre alla paranoia profonda dei cosiddetti No Vax, cosa ha mosso "nella pratica" chi non si vaccina? Quale egoismo? Che senso della vita? Che idea di sé e degli altri?
Penso che la risposta sia nella Storia: siamo una nazione dispari, VERTICALE, l'appendicite dell’Europa nel Mar Mediterraneo, unita a fatica e a stento da poco più di 100 anni soltanto. Una penisola divisa dopo la caduta dell’Impero Romano in 50 staterelli, ognuno popolato da etnia diversa e dominato da conquistatori diversi, con idee, territorio, cucina e clima diversi… e unito dopo la Resistenza da una classe politica …divisa per attrazione tra l'Est e l'Ovest, con le colpe dei fascisti (la peggio Italia) cancellati dall’amnistia “di Togliatti”. Lasciati lì a imputridire le istituzioni... Del resto esistono colpe ancora più grandi del blocco comunista dopo la Seconda Guerra Mondiale, come aver abbandonato la Spagna alla dittatura franchista.
Poi in Italia abbiamo avuto la Ripresa: con il benessere abbiamo costruito le autostrade, sono arrivate le vacanze, sono iniziate le lotte operaie, il Moplen, abbiamo ottenuto un minimo di emancipazione femminile, i giovani hanno potuto ballare e fare l'amore con maggiore libertà, il diritto a divorzio e aborto, per dire... conquistati a fatica, in un angolino nascosto adagio adagio hanno trovato spazio anche i gay (su pressione dell'Europa).
I fascisti che erano rimasti nascosti nei servizi segreti e nelle forze dell'ordine, forse alleati con potenze straniere (forse?) e negli anni '70 hanno messo bombe e aiutato il terrorismo "di sinistra" perché i comunisti non andassero al potere democraticamente. Panico.
Nel frattempo la TV che era stata con la RAI di Alberto Manzi, Mike Bongiorno o Mina e Raffaella Carrà il più grande motore di unità vide l’arrivo della finta libertà, con quella TV privata - Italia manipolata - che fu in realtà il vero colpo di stato mentale.
Era la mediocrità, il sabato del villaggio, il gioco al ribasso, l'unione sì... ma nei difetti: si dovevano solo eliminare le televendite dei sali di Wanna Marchi o delle cassette porno di Maurizia Paradiso ma il resto andava bene per eleggere qualcuno Deputato al Parlamento.
E se si indagava sul conflitto di interessi che bloccava il Paese, ci pensava il TG5: in una confusione tra notizia e spettacolo, i calzini blu del giudice Mesiano mettevano in dubbio la sua serietà professionale. Nel giro di qualche anno questa classe dirigente dei media è entrata in TV e in breve una giovane prostituta marocchina diventava per votazione del Parlamento ufficialmente nipote del Presidente egiziano Mubarak e Angela Merkel veniva definita dal Primo Ministro italiano “culona inchiavabile”. Per reazione un attore comico celebre per le pubblicità dello yogurt dava il via a un partito/movimento che si prendeva carico degli argomenti che la “Sinistra” venduta non osava più affrontare e siamo tornati al Medioevo. Il “tengo famiglia” copre ogni colpa e ogni vergogna e in fondo riporta al potere i figli papà “come è normale”.
Dove non riuscirono le bombe o la repressione poliziesca è riuscito l’istupidimento di massa. E’ stata cancellata la dignità della povertà e bisogna ad ogni costo apparire più ricchi di quel che si è. Sulla scorta della televendita o degli slogan “Perché io valgo” o “Io esiste”, idee da parrucchiere o da Bar Sport sono diventati programmi TV, con il Gabibbo che arriva a far da giustiziere.
"Perché il mondo non mi dà quanto ha promesso?" In questa nazione infantile, vittima della sindrome di Peter Pan, il sentimento è imputridito ed è diventa ri/sentimento. “Mi avevi promesso il formaggio, perché mi dai la segatura?” dimenticando di aver votato per chi proponeva bugie.
Memoria da pesce rosso, si dimentica tutto. E “i politici sono tutti uguali” diventa nel giro di qualche anno “Chissà cosa ci mettono in quel vaccino”, la insoddisfazione diventa senso di persecuzione. E’ lo stesso criterio che fa diventare i bambini o i cani il centro di ogni attenzione, mostri irresponsabili a cui tutto è permesso. E’ la famiglia, mafiosa o protetta dalla Chiesa o qualche Dio, è la trappola della deficienza di realtà.
Del resto basta ascoltare le radie italiane o sentire che musica “va”. E se per evento inaspettato al Festival di Sanremo vince un gruppo di giovani emulatori del rock …farà più numero all’estero che qui. Abbiamo altro a cui pensare, tipo bloccare i porti o le città perché “non sappiamo cosa ci ci mettono dentro”...dopo aver mangiato carne di animali intossicati dagli antibiotici perché allevati a forza in condizioni squallide.
Non facciamo figli per disperazione e assenza di prospettiva ma non vogliamo gli immigrati, e i pochi cha abbiamo sono spesso sottopagati e vivono in condizioni abominevoli… e dopo essere stati immigranti noi per decenni.
Quello del belpaese è un circolo vizioso, la trasmissione è riuscita.
venerdì 8 ottobre 2021
MUSICA PROIBITA.
Uno (io) definisce frettolosamente "fro*i nazisti" le bertucce che in corteo a Madrid hanno gridato "fuori i pricchioni dal nostro quartiere" salvo poi essere rivelati tali anche loro da amanti uomini ben più coraggiosi di loro ("loro" in spagnolo significa pappagallo). Uno (sempre quello, io) viene poi punito per la parolaccia dal social network che ha fatto eleggere Trump o permette di tutto etc etc. e uno (ancora io) ci resta male. E' bene ricordare e sottolineare: l'uso di parolacce offensive a lei diretta da parte di una minoranza è una forma di autodifesa, oltre che constatazione magari brutale ma veritiera e inoppugnabile. Quando altri negano l'olocausto e vengono lasciati liberi di parlare, non a caso.
Pazienza, andiamo avanti. Ma mi piace ricordare che l'uso delle parole "al contrario" è tutt'uno con l'interpretazione della realtà come codice cifrato in una ricerca della libertà. E' cultura camp, gusto del paradosso che reinventa e dà valore alle cose (inventandosi tra le altre cose le "dive") ed è uno dei segnali più potenti di presenza della comunità maschile omosessuale nel contemporaneo, nel pop, nella vita.
Ma qui non parlo delle dive, piuttosto del contrario. Una canzone da qualche tempo mi ossessiona e non è di Lady Gaga o di Ivan Cattaneo primi anni o Colapesce&Di Martino: è Claudio Villa che canta. Non c'è cantante meno gay sul pianeta di Claudio Villa, il macho romano al 100% che sprezzante disse dei Duran Duran attesi al festival di Sanremo "Secondo me non duran".
Tra tutte le interpretazioni "Musica Proibita" la amo cantata da lui. E' una romanza classica, di grande successo di fine '800, scritta per voce di donna ma - per la forza richiesta nell'interpretazione - viene quasi sempre eseguita da uomini... con strepitoso effetto. Se la ascolti immagini Claudio Villa che sogna di incontarare lo spasimante maschio sotto il balcone. Ne sogna le labbra carnose e gli occhi e non ha certo bisogno dell'ecstasy liquida. "Fammi provar l'ebbrezza dell'amor". Sarà che a me piacciono gli uomini bassi di statura e la virilità usata in direzione diversa dalla sopraffazione. Del resto come diceva la mia maglietta firmata attaccabottone "gli uomini sono donne come tutte le altre". Oppure per Martin Lutero e gli stranieri che venivano qui a fare il Grand Tour gli italiani sono tutti "un po' così". E il gagliardo Claudio Villa ha cantato un'altra canzone che mi ha sempre lasciato a bocca aperta... contiene un altro topic dell'immaginario gay... il BOSCO e il BOSCAIOLO.